Italia
|
Corriere della Sera
|
Actualités
Information (1/1)
( Giampiero Rossi) «Il nostro è un lavoro che richiede molta professionalità e quindi adeguata formazione. E i preti dovrebbero calarsi di più nel ruolo del datore di lavoro». Parola di sagrestano, o come dice lui che ama la precisione, di sacrista. E non di uno qualsiasi, ma di Stefano Teneggi, da 23 anni nella squadra che si occupa del Duomo di Milano. Insomma, veterano di paramenti e candelabri, un profondo conoscitore delle bellezze e delle fatiche del lavoro tra chiese e sagrati. Non a caso, infatti, a 50 anni, Teneggi, vedovo con due figli adolescenti, è anche segretario dell’Unione Diocesana Sacristi di Milano, tesoriere della Federazione nazionale sacristi e vicepresidente dell’ente bilaterale che riunisce i rappresentanti di Faci (la Federazione del clero in Italia) e di Fiudac/s (Federazione Italiana tra le Unioni Diocesane Addetti al Culto/Sacristi). Quindi, non proprio un rappresentante sindacale, ma di certo una figura di riferimento per i colleghi, le loro istanze e i loro suggerimenti ai datori di lavoro. Che, appunto, sono i preti a tutti i livelli, dei quali parla con istintivo affetto e rispetto, ma anche con una buona dose di ironia da «controparte». Sul Corriere l'articolo completo
Publicité
Écrire un commentaire

Publicité