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Corriere della Sera
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( Giuseppe Di Bisceglie) Le cure ricevute da un detenuto durante il suo periodo di permanenza in carcere non sono state adeguate e per questo l’Italia dovrà risarcirlo con ottomila euro. È quanto stabilito da una recente sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo in riferimento al caso di un detenuto 65enne, originario di Taranto, che durante il periodo di detenzione in carcere ha visto aggravarsi le sue condizioni di salute, al punto da non riuscire più a camminare.

L'uomo, condannato alla pena di 30 anni, era entrato in carcere nel 2000. Al momento del suo ingresso nel penitenziario non aveva alcun tipo di problema di natura motoria e riusciva regolarmente a camminare. La sua detenzione si è consumata in diversi penitenziari italiani e, durante questo periodo, gli sono stati riscontrati una serie di disturbi alla schiena, al punto da dover ricorrere ad alcuni interventi di chirurgia alla colonna vertebrale. I medici che hanno svolto su di lui gli accertamenti clinici hanno certificato una «cronicizzazione dei disturbi motori». Una situazione clinica tale da richiedere delle cure continue e cicli di fisioterapia costanti. Cure che, però, non sarebbero state somministrate in maniera adeguata. Leggi l'articolo completo sul Corriere
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