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Corriere della Sera
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( Alessandro Vinci) Dall’orinatoio di Duchamp alla banana di Cattelan: non è un mistero che l’arte contemporanea sappia tramutare oggetti di uso quotidiano in autentiche opere da museo. Proprio per questa ragione, tuttavia, il contesto può fare tutta la differenza del mondo: ciò che in un ambiente espositivo calamita l’attenzione del pubblico, altrove rischia di passare inosservato. Se non peggio. Lo ha dimostrato in prima persona uno zelante dipendente del museo LAM di Lisse, in Olanda, che nei giorni scorsi ha gettato nella spazzatura due lattine di birra vuote trovate in un ascensore. Visitatori poco civili No, una precisa scelta da parte dei vertici della struttura: quella di posizionare gli elementi della collezione in luoghi spesso inconsueti. Lungi dal trattarsi di due normali Jupiler ammaccate, infatti, le lattine in questione non erano altro che un'opera dell'artista francese Alexandre Lavet, che nel 2016 le aveva dipinte a mano con colori acrilici e una meticolosità tale da renderle pressoché indistinguibili dalle originali.

«All the good times we spent together» («Tutti i bei momenti che abbiamo trascorso insieme»): questo il titolo della creazione, omaggio di Lavet ai ricordi condivisi con gli amici: «Anche se le serate trascorse a bere qualcosa possono sembrare banali nel grande schema delle cose – illustra il sito del LAM –, alla fine rappresentano preziosi momenti di connessione». Facile a quel punto immaginare l’apprensione della curatrice del museo Elisah van den Bergh, accortasi per prima dell’improvvisa sparizione. Lunghi minuti di ricerca, poi il sospiro di sollievo: le lattine erano ancora integre in un sacchetto dei rifiuti pronto per essere smaltito.

Nessuna conseguenza all’orizzonte per il lavoratore: «Stava solo facendo il suo lavoro in buona fede – ha fatto sapere la direttrice Sietske van Zanten –. In un certo senso, è una testimonianza dell'efficacia del lavoro di Alexandre Lavet». L'articolo prosegue sul sito del Corriere
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