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Corriere della Sera
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( Flavia Fiorentino) Ha percorso mille chilometri in bici sulla via Francigena, dal Gran San Bernardo fino a Roma, in una ventina di giorni «per sfidare il Parkinson e dimostrare che lo sport e il movimento sono il miglior percorso per contrastare l’andamento della malattia». Paolo Muzi, 63 anni, sposato con tre figli, ha dimostrato con la sua impresa, conclusasi qualche giorno fa in piazza San Pietro, scortato negli ultimi chilometri dalla polizia e una decina di ciclisti, che di fronte a questo tipo di diagnosi non bisogna arrendersi, ma reagire, rilanciare, mettersi in gioco. E lui lo ha fatto così: attraversando cinque regioni in 15 tappe con un dislivello totale di 9.800 metri.

Oggi il suo slogan, la frase stampata sulla maglietta tecnica da ciclista è «Tremare senza paura», ma quando nel 2017 gli fu rivelato che aveva il Parkinson, di paura ne ha avuta tanta: «Anche se lo sospettavo da due anni, dopo lo shock e qualche minuto di silenzio, chiesi al neurologo: “Quanto mi resta da vivere” Lui mi disse: dieci anni di Levodopa, ovvero dopamina (la sostanza che viene a mancare alle persone che soffrono di questa sindrome, ndr), e poi altri dieci...».

Da quel momento, Paolo Muzi si è messo al lavoro: «Mi sono fatto i conti - spiega - ho pensato che 20 anni non fossero poi così pochi e se li avessi affrontati bene, avrei potuto vivere discretamente». Così decide di intensificare l’allenamento in palestra e soprattutto del suo sport preferito, la bicicletta. L'articolo prosegue sul sito del Corriere
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