( Rosarianna Romano) Circa un terzo (il 30 per cento) di lavoratrici e lavoratori di tutto il mondo desidera emigrare nei prossimi cinque anni alla ricerca di un posto migliore. A dirlo è uno studio di Remitly, che ha messo in evidenza anche quali sono le nazioni che offrono un buon equilibrio tra vita e lavoro.
Al primo gradino si posiziona la Finlandia, che ha totalizzato un punteggio di 73 su 100.
E infatti c’è chi, come Rossella Greco, 34 anni, originaria di Acquaviva delle Fonti (Bari), ha scelto di lasciare l’Italia e in particolare la Puglia per andare a vivere molto più a nord, precisamente a Oulu.
In Finlandia Rossella ha un contratto fino al 2027 come ricercatrice in chimica: «Per quanto riguarda il mio lavoro, qui ci sono più fondi. E quindi si è più rilassati rispetto all’Italia, dove i fondi sono meno e bisogna lottare di più per ottenere qualcosa – dice Rossella -. Qui c’è meno pressione perché ci sono più fondi governativi».
Secondo Rossella, che in Finlandia vive da tre anni, il primo tassello che porta questo paese ad essere il migliore per work life balance è quello di condurre una vita con meno «pressioni sociali»: «Da noi, in Italia, c’è la pressione sociale, che qui non esiste – continua -. In Italia si viene sempre giudicati per quante ore si fanno sul posto di lavoro. In Finlandia, invece, non stanno a badare a quante ore l’altro fa. Ognuno pensa alla sua vita». Sul Corriere l'articolo completo
Al primo gradino si posiziona la Finlandia, che ha totalizzato un punteggio di 73 su 100.
E infatti c’è chi, come Rossella Greco, 34 anni, originaria di Acquaviva delle Fonti (Bari), ha scelto di lasciare l’Italia e in particolare la Puglia per andare a vivere molto più a nord, precisamente a Oulu.
In Finlandia Rossella ha un contratto fino al 2027 come ricercatrice in chimica: «Per quanto riguarda il mio lavoro, qui ci sono più fondi. E quindi si è più rilassati rispetto all’Italia, dove i fondi sono meno e bisogna lottare di più per ottenere qualcosa – dice Rossella -. Qui c’è meno pressione perché ci sono più fondi governativi».
Secondo Rossella, che in Finlandia vive da tre anni, il primo tassello che porta questo paese ad essere il migliore per work life balance è quello di condurre una vita con meno «pressioni sociali»: «Da noi, in Italia, c’è la pressione sociale, che qui non esiste – continua -. In Italia si viene sempre giudicati per quante ore si fanno sul posto di lavoro. In Finlandia, invece, non stanno a badare a quante ore l’altro fa. Ognuno pensa alla sua vita». Sul Corriere l'articolo completo