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( Paolo Manazza e Luca Zuccala) Million Dollar Banana. Non c’è pellicola più calzante per descrivere quello che è andato in scena la sera del 20 novembre a New York. Una vera e proprio banana (d'oro) si è mangiata la Grande Mela durante la serata di gala della Contemporary targata Sotheby’s. Come avevamo ampiamente anticipato la scorsa settimana sulle colonne del Corriere, la oramai celebre “Banana” di Maurizio Cattelan ha bruciato qualsiasi previsione (la stima era di 1-1,5 milioni di dollari) realizzando la cifra monstre di 6,2 milioni di dollari. E pensare che «Comedian», questo il titolo originale dell’opera, solo cinque anni fa, veniva venduta a «soli» 120 mila dollari all’intero della fiera Art Basel Miami Beach 2019.

In un lustro, quindi, l’opera ha moltiplicato il suo valore per oltre 50 volte, catalizzando l’attenzione globale. Un record che, bisogna dire, era nell’aria sia prima che durante il teatro dell’asta, grazie a 3 elementi: l’iconicità dell’opera; la medianicità che l’evento stava provocando trasversalmente; e la possibilità, introdotta eccezionalmente dalla maison di Patrick Drahi, di accettare pagamenti in criptovaluta. Apriti cielo. Il frutto, allestito rigorosamente con un nastro argento che lo appiccicava al muro sulla parete della casa d’aste, nel cuore dell’Upper East Side, non ha tradito le aspettative. Con tutti gli strascichi di giubilo e polemica che ogni opera di Cattelan comporta. Ed è proprio questo «effetto collaterale» la vera chiave per decriptare il significato dell’opera lanciata nel palcoscenico schizofrenico dell’arte contemporanea. L'articolo prosegue sul sito del Corriere
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