( Alessandro Sala) L’uccisione non necessaria di un animale sarà punita con la reclusione da 6 mesi a 3 anni, che possono salire a quattro se questa avviene «con sevizie o prolungandone volutamente le sofferenze». In altre parole, per la prima volta si apre la possibilità per i responsabili di tali azioni di finire davvero in carcere, considerando che le pene fino a tre anni non comportano una reale detenzione. È una delle principali novità della proposta di legge sul maltrattamento degli animali, che porta la prima firma di Michela Vittoria Brambilla, deputata di Noi Moderati e presidente dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali, approvata oggi dall’Aula della Camera con 101 voti a favore e 95 astenuti, oltre a 2 soli contrari.
Si tratta di un primo ma importante passo, anche perché tra le diverse modifiche che il testo punta ad introdurre nell’ordinamento, incentrate su inasprimenti di pene per le diverse fattispecie, è prevista una modifica sostanziale anche dal punto di vista concettuale: il titolo del Codice penale che raccoglie questi reati non sarà più «Dei delitti contro il sentimento dell’uomo per gli animali», che sostanzialmente tutelava le persone dando valore alla loro empatia e alla loro pietas nei confronti di altri esseri viventi, ma diventerà «Dei delitti contro gli animali», che li trasforma di fatto in soggetti e non più semplicemente oggetto del diritto. Una rivoluzione quasi filosofica, anche se nel Codice civile continueranno ad avere lo status di «res», ovvero di cose, con tutto quello che ne consegue a livello di tutela legale, ma questo cambiamento potrà agevolare in futuro un’armonizzazione. Leggi l'articolo completo sul Corriere
Si tratta di un primo ma importante passo, anche perché tra le diverse modifiche che il testo punta ad introdurre nell’ordinamento, incentrate su inasprimenti di pene per le diverse fattispecie, è prevista una modifica sostanziale anche dal punto di vista concettuale: il titolo del Codice penale che raccoglie questi reati non sarà più «Dei delitti contro il sentimento dell’uomo per gli animali», che sostanzialmente tutelava le persone dando valore alla loro empatia e alla loro pietas nei confronti di altri esseri viventi, ma diventerà «Dei delitti contro gli animali», che li trasforma di fatto in soggetti e non più semplicemente oggetto del diritto. Una rivoluzione quasi filosofica, anche se nel Codice civile continueranno ad avere lo status di «res», ovvero di cose, con tutto quello che ne consegue a livello di tutela legale, ma questo cambiamento potrà agevolare in futuro un’armonizzazione. Leggi l'articolo completo sul Corriere