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Corriere della Sera
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( Alessandro Vinci) In vista del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, Atm ha fatto affiggere nelle fermate della metropolitana di Milano una serie di cartelloni per sensibilizzare le pendolari sull’uso del numero d’emergenza dedicato 1522. Slogan a corredo: «Diamo alle donne i mezzi per combattere la violenza». Una mano anonima a Porta Romana lo ha però cancellato a pennarello, sostituendolo con una scritta che ribalta decisamente la prospettiva: «Diamo agli uomini la capacità di non essere violenti!».

Nelle intenzioni di Child The Agency, la società creativa che ha curato la campagna, quest’ultima mira a sottoporre «a tutta l’opinione pubblica il tema del saper riconoscere i sintomi della violenza, per prevenirla e per difendersi». In tal senso, come riportato dal portale specializzato Engage, i Partners & Executive creative directors Alessandro Egro e Giovanni Chiarelli si sono detti «orgogliosi» di aver dato il proprio contributo «allo sviluppo di una campagna di pubblica utilità, che invita le donne a non sentirsi sole e ad agire e sottopone agli occhi di tutti la persistente drammaticità del tema». Ma la «correzione» di Porta Romana apre una riflessione sull'efficacia del messaggio scelto.

Concentrarsi sulla potenziale risoluzione immediata dei problemi esistenti – violenza e stalking, in questo caso – o puntare i riflettori sulle cause che ne costituiscono la premessa Questo è il dilemma comunicativo, quando si affrontano temi del genere. Approcci diversi ma accomunati dalla volontà di aiutare in buona fede le persone interessate. «Crediamo che concentrarsi esclusivamente sulla risoluzione immediata non contribuisca efficacemente al contrasto del fenomeno – dichiara in proposito al Corriere Antonella Veltri, presidente di D.i.Re - Donne in Rete Contro la Violenza –. Si tratta infatti di una questione articolata, profonda e complessa, che per questo deve essere affrontata con gli strumenti della prevenzione, della formazione e del cambiamento culturale». L'articolo prosegue sul sito del Corriere
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