( Sara Gandolfi) Alle 2,40 ora locale (le 23,40 in Italia) arriva finalmente la fumata bianca alla Conferenza sul clima dell’Onu, dopo tredici estenuanti giornate di negoziati. Il presidente della Cop29 Mukhtar Babayev, ex dirigente della compagnia petrolifera azera, sospira mentre dalla platea dei delegati scoppia un lungo applauso liberatorio. I Paesi sviluppati — Ue, Gran Bretagna, Usa, Canada, Australia, Giappone, Nuova Zelanda — hanno messo sul tavolo un pacchetto da 300 miliardi di dollari all’anno, tra finanza pubblica e privata. Sino all’ultimo non sembrava abbastanza per i Paesi in via di sviluppo che ne chiedevano almeno 500 per affrontare gli effetti della crisi climatica e ridurre le proprie emissioni. Alla fine, ha vinto il «prendere o lasciare»: l’anno prossimo, con Donald Trump presidente e gli Stati Uniti in uscita dall’Accordo di Parigi, trovare un compromesso sui soldi sarebbe stato ancora più difficile. L'articolo prosegue sul sito del Corriere